"L'aspetto delle cose varia secondo le emozioni, e così noi vediamo magia e bellezza in loro, ma in realtà, magia e bellezza sono in noi" - K.Gibran 

 

Non comincio a caso con questa citazione di Kahlil Gibran. 

 

Non voglio parlare qui del dolore fisico, per il quale l'unico rimedio sono le cure mediche (quando disponibili - negli anni 2000 quasi sempre visto che anche per le malattie croniche esistono ottime terapie per evitare il dolore, che vengono chiamate "palliative" - forse si poteva scegliere un termine migliore visto che "palliativo" è sempre stato sinonimo di inefficace, quando invece inefficaci non sono...) 

 

Parlo di tutti gli altri dolori non fisici. Come la bellezza o la felicità sono in noi, così è il dolore. 

Quando qualcuno ci fa un dispetto, non ci provoca dolore. Il dolore lo proviamo noi a soffrire del suo dispetto. Se ci sforziamo di non soffrire, via, non c'è più dolore. 

Lo stesso quando una persona cara ci lascia. E' normale provare dolore, a meno che non siamo arrivati alla perfetta pratica del non-attaccamento insegnato dal Buddha, e nemmeno i filosofi riescono a schivarlo del tutto (Epicuro comunque prova se non altro a minimizzare).  

Però è un dolore auto-inflitto: riflettendoci e dandoci il permesso di non soffrire, possiamo evitare di arrivare a punti in cui la sofferenza mentale diventa causa di problemi e sofferenza fisica, che non è proprio il caso, la vita è breve e ci sono già tante sofferenze e dolori non evitabili, cerchiamo almeno di limitare quello che possiamo limitare :-) 

 

Lo so, è più semplice da dire che da fare. Però si può fare, e anzi è consigliabile farlo. 

Lo stesso è per l'ansia. 

 

 

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